Per coppie “arcobaleno” si intendono quelle coppie formate da persone che si amano e che hanno la particolarità di avere lo stesso sesso. Sono famiglie (con o senza bambini) che hanno deciso di trascorrere la propria vita insieme e che godono (oltreconfine) degli stessi diritti e doveri delle coppie sposate civilmente o religiosamente. La legge italiana denominata “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” è stata approvata in Italia alla fine di febbraio. Per unione civile si intende il rapporto tra da due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, che vogliono organizzare la loro vita in comune. Per convivenza si intende il legame tra due persone (coppia di fatto) che vivono sotto lo stesso tetto ma senza essere vincolate giuridicamente. L’Italia fa un grande passo avanti riconoscendo le unioni civili di persone dello stesso sesso come formazione sociale e regolamentando le coppie di fatto.
Ma i nostri concittadini italiani all’estero e in particolare quelli che vivono nel Granducato di Lussemburgo ma anche in Francia e in Belgio, già godono da anni di queste tutele sociali; non vengono discriminati perchè si amano; sono tutelati se vogliono formare una famiglia. Grazie a leggi approvate in Paesi che si adeguano a nuove formazioni civili, trasformando le leggi secondo l’evoluzione della società ed eliminando forme di discriminazione che minano l’uguaglianza.
In Lussemburgo la legge che autorizza i matrimoni è quella del 18 giugno 2014, entrata in vigore nel gennaio del 2015. Questa ha permesso anche al primo ministro lussemburghese Xavier Bettel, di sposarsi con il compagno di sempre: l’architetto Gauthier Destenay, riportando di nuovo agli onori delle cronache rosa il piccolo Stato cattolico dell’Unione europea, esattamente tre anni dopo quello in pompa magna del Granduca ereditario Guillaume con la contessa Stéphanie de Lannoy del 2012.
Luca, residente in Lussemburgo dal quindici anni, in coppia con il suo compagno francese dal 2003, racconta: “Io e il mio compagno avevamo già sottoscritto un pacs (accordo di partenariato, ndr) nel 2006 e grazie alla legge sulle unioni civili nel gennaio del 2015 ci siamo sposati. Io sono tradizionalista – spiega Luca- e volevo ufficializzare il mio status nei confronti della comunità civile. E’ normale sposarsi in un contesto aperto come quello lussemburghese. Ed è importante avere una protezione giuridica. Certo in Italia sarebbe stato tutto più complicato. Sulla legge Cirinnà avrei preferito il voto palese, il dibattito è stato svilito dai politici che hanno parlato solo per slogan, senza dare un vero contributo”.
Il Parlamento lussemburghese, che ha votato la legge a larga maggioranza (56 voti a favore contro 4), non solo ha legalizzato i matrimoni omosessuali ma, con la riforma del codice civile, ma ha permesso alle coppie dello stesso sesso anche di adottare dei figli. “Riguardo l’adozione – afferma Luca – stiamo riflettendo, anche se pensiamo sarebbe difficile visto che siamo avanti con l’età”.
Anche Nicolas, insieme al suo compagno con cui è legato da circa 10 anni, si è interrogato sulla possibilità dell’adozione ma per legge bisogna essere sposati e per ora non è ancora il momento giusto. Francese d’origine italiana, per Nicolas l’amore significa ascoltare l’altro, pensare che nulla sia dovuto e affrontare insieme le paure”. In Francia il Pacs (Pacte civil de solidarité, patto civile di solidarietà, ndr) esiste dal 1999 ma senza offrire le stesse garanzie della nuova legge, non regolamentando, per esempio, le adozioni. “Abbiamo deciso di sottoscrivere il pacs nel 2008, come prova d’impegno reciproco, afferma Nicolas. Principalmente avevamo necessità di rendere legale la nostra unione anche per facilitare le pratiche burocratiche relative all’acquisto della nostra casa”.
Le statistiche dicono che in Francia i matrimoni di persone dello stesso sesso, tra maggio 2013 e dicembre 2014, sono state circa 17.500 sull’insieme del matrimoni celebrati (241.000). Ma il percorso che ha portato dell’approvazione della legge denominata marriage pour tous (matrimonio per tutti, ndr) è stato molto controverso. Ci sono state imponenti manifestazioni in molte piazze di numerose città francesi. Decine di migliaia tra pro e contro. “Ho avuto paura – ricorda con amarezza Nicolas – vedendo quel crescendo di gente che si opponeva. La società non è aperta come si crede, e mentre prima non mi sentivo a disagio dichiarando la mia omosessualità, dopo la promulgazione della legge del 18 marzo 2013, sembra paradossale ma mi sento meno sicuro”. Stare insieme, amarsi, significa crescere insieme nel rispetto delle libertà reciproche. L’amore è in continua evoluzione e va vissuto e costruito ogni giorno. Per loro come per tutti.
Adele e sua moglie si sono conosciute in Sudafrica ad una festa di laurea di amici comuni e si sono sposate lì. Quando sono arrivate in Belgio, Adele (cittadina dell’Unione europea) ha trasmesso il certificato di matrimonio al proprio Comune di residenza, che immmediatamente ha emesso un permesso di soggiorno per la neo-sposa (cittadina extra-europea).
Il Belgio è stato il secondo Paese al mondo (dopo l’Olanda) a riconoscere il matrimonio delle persone appartenenti allo stesso sesso fin dal 2003 e dal 2006 le coppie gay possono anche adottare. “Volevamo entrambe una famiglia –racconta Adele – senza dover ricorrere a tecniche di fecondazione in vitro o alla maternità surrogata, così abbiamo optato per l’adozione. Siamo una famiglia formata da due mamme e abbiamo spiegato ai nostri figli che esistono famiglie formate da una mamma e un papà, o da due papà o da una mamma sola o daun papà solo o da due mamme come noi. Loro hanno capito. I bambini non notano le differenze e sono sereni”. Riguardo la cosiddetta Cirinnà Adele non nota alcun entusiasmo e nessuna utilità nella pubblica opinione italiana. “La regola per le unioni in Italia c’era già ed è quella che regola il matrimonio, bastava estenderla e basta. Quando torno in Italia sono sposata e vorrei essere riconosciuta come tale, senza differenze. Tutte le coppie hanno la stessa dignità – conclude Adele ”.
Nel frattempo accade che nel nostro Paese, dove la cosiddetta Cirinnà non prevede l’adozione del figlio del congiunto, la Magistratura a più riprese, abbia riconosciuto a coppie dello stesso sesso l’adozione co-genitoriale. Un altro passo verso l’estensione del diritto di famiglia a colpi di sentenze, dove il potere giudiziario si adegua più velocemente di quanto faccia la politica ai cambiamenti della società.
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